CATTECRALE EX MACELLO

VIA CORNARO 1

BIGLIETTERIA

DA GIO A DOM 10.00 – 19.00

andrea signori

“Chang AA”

Location: KENYA

Prodotto con mais e miglio distillati, spesso adulterato con acido e persino benzina, il chang’aa è un potente infuso di contrabbando che sta affliggendo il Kenya.

In Kenya il suo soprannome è “kill me fast”. Il chang’aa, un distillato di miglio, mais e sorgo, nel giro di pochi anni è diventato il flagello del Paese. Legale dal 2010 (se prodotto nel rispetto delle normative stabilite), il chang’aa crea forte dipendenza ed è sempre più diffuso nelle aree più povere del Paese dove, oltre agli ingredienti tradizionali, viene talvolta adulterato con metanolo, benzina e acido di batteria recuperati da discariche e, spesso, con indumenti femminili macchiati di sangue mestruale.

Sono le donne, più frequentemente, che gestiscono l’attività di produzione e vendita di chang’aa. Il fenomeno è dilagante: circa il 5% della popolazione, ovvero due milioni e mezzo di persone, è tossicodipendente (fonte: National Authority for the Campaign Against Alcohol and Drug Abuse): le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali sono disastrose. Il continuo consumo porta quasi immediatamente alla perdita delle funzioni corporee e, a lungo termine, a forme di cecità e problemi mentali che inducono i consumatori abituali spesso a perdere il lavoro.

A Nyahururu nella Rift Valley, ad esempio, il chang’aa di contrabbando, che costa 12 scellini (€ 0,10) a bicchiere, contro i 30 scellini (€ 0,26) della versione legale, viene prodotto in luoghi isolati e utilizzato come merce di scambio ..

In quest’area la diffusione della dipendenza da chang’aa sta minacciando seriamente le comunità, come ha sottolineato il Saint Martin che qui opera con Fondazione Fontana Onlus, da oltre 10 anni a fianco delle persone svantaggiate. 

Le donne vendono il proprio corpo per pagarsi la bevanda mentre gli uomini lo scambiano con il lavoro quotidiano o in cambio di prodotti agricoli.

A Nairobi gli affari vanno a gonfie vele soprattutto negli slum come Kibera e Mlango Kubwa, dove a pagare il prezzo più alto sono i figli dei produttori di chang’aa: questi bambini sono spesso costretti ad assistere o subire violenze e abusi. Il governo sta cercando di reprimere il fenomeno e ha istituito numerosi centri di riabilitazione in tutto il Paese. Saranno sufficienti?

Il progetto è realizzato da Fondazione Fontana Onlus e Saint Martin grazie anche al contributo della Provincia Autonoma di Trento.

ABOUT ANDREA SIGNORI

Fotografo freelance, laureato in Scienze Politiche, è diplomato presso la prestigiosa Scuola Romana di Fotografia e Cinema. L’interesse per il mestiere di fotografo documentarista si è evoluto osservando i fenomeni che legano l’uomo al territorio, nei suoi legami più profondi, realizzando lavori in Italia, Africa, Medioriente ed est Europa. I suoi reportage sono pubblicati nelle più importanti riviste italiane e internazionali tra cui Newsweek, Vanity Fair, Terra Mater, Courrier International, Internazionale, Panorama, 7, Corriere Della Sera e Repubblica. E’ contributor dell’agenzia parallelozero.