


EX SCUDERIE DI PALAZZO MORONI
PALAZZO MORONI
DA GIO A DOM 10.00 – 19.00
riccardo bononi
“Mailbox #200, The Kyrgyzstan’s Uranium Legacy”

Location: KYRGYZSTAN
Il villaggio segreto di Mayluu-Suu, identificato dal Programma Atomico Sovietico con la sola casella postale “Mailbox #200”, è stato recentemente incluso dal Blacksmith Institute tra i luoghi più radioattivi del pianeta, insieme a Chernobyl e Fukushima, ma potenzialmente molto più pericoloso.
Dal 1946 al 1968, qui vennero estratte e lavorate più di 10.000 tonnellate di uranio, utilizzate dal programma nucleare per costruire l’arsenale atomico russo, tra cui la prima bomba nucleare sovietica. L’uranio veniva estratto dai prigionieri dei gulag, russi o tedeschi, totalmente ignari della natura radioattiva del minerale estratto, e trasportato a dorso di asino senza alcuna misura di sicurezza.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica sono state abbandonate 2.000.000 m³ di scorie radioattive, sepolte nelle montagne che circondano la città, lungo le rive del fiume. Le ultime misurazioni dell’UNDP hanno rilevato livelli di radioattività pari a 500 nSV/h, con picchi di 5000 nSV/h in prossimità dei siti più compromessi. Ma il potenziale danno ambientale è ancora maggiore: costruiti in una zona sismica soggetta a frequenti frane e smottamenti, i depositi di scorie rappresentano un pericolo di contaminazione su larga scala dell’intera valle di Fergana, con i suoi 12 milioni di abitanti.
La contaminazione delle falde acquifere e del fiume rappresenta già una minaccia reale per la popolazione locale, che secondo l’OMS ha i tassi più alti dell’intero Paese di malattie della tiroide, del sistema gastrointestinale e del sistema endocrino, di cancro, sindrome di Down e numerose patologie del feto. Nonostante la grave minaccia per la loro salute, la popolazione locale si rifiuta di andarsene, minimizzando o addirittura negando il problema. La vita lì, sebbene statisticamente accorciata, continua a scorrere, come se i cittadini non volessero credere a un killer – le radiazioni – che i loro occhi non possono vedere.
ABOUT RICCARDO BONONI
Laureato in due diverse branche delle scienze sociali, Psicologia e Antropologia, dal 2010 Riccardo lavora come antropologo visivo presso l’Istituto Irfoss di Padova, Italia. Nel 2016 ha iniziato a collaborare come docente presso l’Università degli Studi di Padova e dal 2022 è direttore del corso di formazione annuale in “Giornalismo Visivo e Fotografia Documentaria”.
Come fotoreporter dal 2015 i suoi progetti sono rappresentati dalle agenzie fotografiche internazionali: Prospekt Photographers a Milano, Parallelozero a Roma e Institute Artist a Los Angels. Dal 2019 è Direttore Artistico di IMP – Festival Internazionale di Fotogiornalismo a Padova.
Combinando fotografia e audiovisivo come approcci di ricerca privilegiati, ha lavorato in Africa, Sud e Nord America, Asia ed Europa. Dal 2006 ha lavorato come ricercatore sul campo in Madagascar, dove sta conducendo un progetto a lungo termine incentrato su importanti tematiche culturali e sociali.
Tra gli altri riconoscimenti, nel 2015 è stato nominato “Miglior fotografo dell’anno – Categoria Sport” ai Sony World Photography Awards. Le sue immagini sono state esposte a Londra, Roma, Berlino, Bucarest, Parigi, Pechino e Lishui, e sono state pubblicate da diverse importanti riviste internazionali.
Nella sua visione, la fotografia documentaria è molto più di un semplice strumento per la raccolta di dati: è la base per un linguaggio universale, un ponte tra persone e luoghi che permette di superare i confini invisibili tra le culture.